Skip to content

Il viaggio

verso Riace

La leggenda

“Poi che gli eventi incalza un Dio, rapito
dai venti sia di Laio il seme tutto,
odio di Febo, sul fatal Cocito.”

Secondo alcune teorie, le due statue potrebbero rappresentare due figure mitologiche: Etèocle il re/tiranno (Bronzo B) e Polinice il fratello (Bronzo A), figli di Edipo, che si ritrovarono a lottare tra loro per il trono di Tebe dopo l’abdicazione del padre.

Eteocle e Polinice si accordano per regnare sulla città di Tebe alternandosi un anno ciascuno ma improvvisamente Eteocle, allo scadere del proprio anno, non vuole più lasciare il regno al fratello Polinice che dichiara guerra alla sua città, alla sua patria, a suo fratello.

Il viaggio

“Ma Dice consanguinea
sospinge lui, che dalla madre terra
lontana tenga l'inimica lancia.“

La storia dei bronzi di Riace è avvolta dal mistero, per comprenderli dobbiamo immaginare il loro percorso, un viaggio tra antico e presente, tra storia e creatività contemporanea.

Un viaggio inteso non solo come spostamento ma anche come “trasformazione” grazie all’incontro di culture diverse, alla scoperta di nuove terre che diventano la culla della Magna Grecia e la grande eredità ellenica della Calabria contemporanea.

Il dualismo

“Re contro re, fratello contro fratello
ivi starò, nemico contro nemico.”

Che siano parte di un complesso scultoreo più ampio o siano sempre stati solamente due, i Bronzi ci arrivano come una composizione duale, immortalando così un dualismo che rappresenta un messaggio di odio alla guerra fratricida, un monito per riflettere a fondo sulle conseguenze dell’inasprimento dei conflitti, un appello ancora terribilmente attuale.

Un dualismo che raccontiamo anche come gioco tra estremi distanti e a volte contrastanti: il mare della Calabria dal quale arrivavano i pericoli poi diventato una delle bellezze della regione, la terra ferma, dura e allo stesso tempo ricchissima.

Il naufragio

“Qual novo male sopra Tebe incombe?
Per man l’uno dell’altro eroi morirono....”

Una tempesta fa naufragare i due Bronzi che si perdono fino al successivo ritrovamento.

Il mare si fa quindi messaggero di un avviso importante e ci racconta dove conduce una conflittualità duale come quella tra Eteocle e Polinice; smarrimento, guerra e infine morte.

Il ritrovamento

“E’ salva Tebe;
ma dei fratelli re, spenti con mutua
strage, la negra terra il sangue beve.”

Arriviamo alla fine del viaggio. Un sub il 16 agosto del 1972 intravede un braccio dei bronzi e subito dopo dei sommozzatori recuperano due statue poste sul fondale al largo della località di Porto Forticchio a Riace Marina

Inizia così il grande enigma dei Guerrieri di Riace, che ancora fino ad oggi non può essere considerato completamente risolto.

Finale

“Il viaggio verso Riace” ripercorre quello fatto dai Bronzi per arrivare a noi. Un percorso onirico tra le arti che si fondono in un unico linguaggio universale, un dualismo ancestrale dove musica, danza e arti visive si esprimono contaminandosi a vicenda, fondendosi in un'esperienza multiarte.

Un viaggio tra antico e presente, tra storia e creatività contemporanea, dall'archeologia alla tecnologia che rende possibile un'installazione multimediale dedicata al racconto della Magna Grecia e dei due Bronzi di Riace.

Nella video installazione immersiva va in scena la leggenda, il dualismo, il viaggio e il naufragio attraverso lo scambio tra arte innovativa e creatività tecnologica. Un'esplorazione attraverso la musica, la danza e le arti visive, che avvolge, sfida e sbalordisce lo spettatore.

Tutte le citazioni sono tratte dalla tragedia di Eschilo “i sette contro tebe”